Da qualche parte entro i confini della diocesi di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria (Piemonte), non sappiamo se in una chiesa, in una cappella o in un museo, si trova il dipinto che potete ammirare qui sotto a destra e che rappresenta, senza alcuna possibilità di dubbio, sant’Emidio nelle vesti di protettore contro il terremoto.
A prima vista lo si direbbe una semplice copia della più diffusa tra le immagini del santo protettore contro i terremoti, cioè il dipinto a olio del pesarese Pietro Tedeschi (1786), conservato presso la Pinacoteca civica di Ascoli Piceno. Una copia, forse, del tardo Ottocento e magari dipinta come ex voto per lo scampato pericolo dal forte terremoto ligure del 1887, che in territorio piemontese fu fortemente risentito e causò anche dei lievi danni nel territorio monferrino [aggiornamento del 2/4/2015: oggi propendiamo per una data un po’ più remota, v. qui].
In realtà uno sguardo un po’ più attento permette di individuare alcune piccole differenze tra le due immagini. La più significativa di esse è la maggiore ampiezza dello sfondo del dipinto piemontese, in cui la sagoma dell’angioletto portainsegne è riprodotta nella sua interezza (mentre nel dipinto ascolano appare ‘tagliata’ sul lato a sinistra di chi guarda) e che include uno scorcio paesistico con edifici squassati dal terremoto alle spalle del santo.
Il confronto tra il dipinto monferrino e quello ascolano ispira congetture forse fantasiose ma certamente suggestive. E’ possibile, ad esempio, che l’opera conservata ad Ascoli fosse in origine di dimensioni maggiori di quelle attuali e che sia stato rimpicciolito a seguito di un deterioramento dei margini esterni della tela? E in quale occasione potrebbero essere avvenuti tali guasti? Per rispondere a queste domande potrebbe essere utile sapere qualcosa di più sulla genesi del dipinto monferrino.
E tanto per cominciare, qualcuno può aiutarci a individuare la sua esatta ubicazione?
Riferimenti bibliografici