Se avete deciso di mettervi anche voi alla ricerca di sant’Emidio, sappiate che dovrete armarvi di pazienza e affinare le vostre capacità di osservazione. Il contesto culturale dei nostri giorni non è esattamente favorevole alla conservazione del ricordo. Le notizie di quel che succede negli angoli più remoti del mondo appaiono quasi in tempo reale sugli schermi dei nostri computer, televisioni, Iphone e Ipad, ma solo per scomparirne altrettanto rapidamente. Di rado durano più di ventiquattr’ore. Così anche una consapevolezza culturale frutto di un accumulo secolare può andar dispersa in poco tempo per eccesso di fiducia in un progresso per lo più puramente esteriore e tecnologico. Insomma, è probabile che molte comunità abbiano ormai dimenticato di avere – in tempi più o meno lontani – adottato la pratica di invocare sant’Emidio in caso di terremoto.
Ci sono però delle tracce che – a saperle interpretare – indicano con certezza se la devozione per sant’Emidio ha raggiunto una data località.
Una traccia evanescente ma sicura è l’uso del nome proprio Emidio/Emidia o delle sue varianti linguistiche (Emiddio, Emigdio, Emigdius, Emygdius, Emidius). Si tratta infatti di un nome insolito e quasi sconosciuto al di fuori di Ascoli, del territorio ascolano e dei luoghi che, nel corso del tempo, hanno adottato il culto antisismico emidiano. Là dove c’è un Emidio (Emiddio, Emigdio, Emigdius, Emygdius, Emidius) è quasi certo che sia arrivato anche il culto, magari molto tempo fa.
Una traccia evidente è l’esistenza in loco di un edificio sacro (chiesa, oratorio, cappella) intitolato a sant’Emidio. Un’altra traccia, meno immediatamente riconoscibile, è la presenza, in una chiesa o in un museo locale, di un’immagine che presenti i connotati descritti qui, cioè quelli di un giovane vescovo che:
- sostiene un edificio che sta per crollare;
- stende la mano a protezione di una città/gruppo di persone;
- raccomanda la città/il gruppo a Dio e/o alla Vergine Maria.
Attenzione, però! Alcuni elementi dell’iconografia di sant’Emidio protettore contro i terremoti possono, in certi casi, essere riferiti anche ad altri santi. Per esempio, la sola presenza di una città in miniatura posta ai piedi del personaggio raffigurato o tra le sue braccia, non basta – in genere – a identificare quel personaggio con sant’Emidio. Il particolare della città in miniatura è infatti normalmente usato per caratterizzare i santi patroni cittadini. A stretto rigore, neanche la presenza di una scritta che qualifichi il personaggio rappresentato come «difensore dal terremoto» (o simili) potrebbe essere sempre sufficiente a identificarlo con sant’Emidio.
Giova infatti ricordare che il Nostro non è né il primo né il solo santo cui sia stata riconosciuta una specifica competenza antisismica. Se il culto antisismico di sant’Emidio non è anteriore al 1703, prima di allora la qualifica di protettore contro i terremoti è stata attribuita a svariati altri santi e sante, a volte limitatamente ad ambiti locali (santa Barbara a Norcia dal 1328 al 1599; san Giovanni da Capestrano a Fano dal 1692; sant’Agata a Radicofani dalla prima metà del Settecento), a volte anche a livello generale, come nel caso di san Francesco Borgia (dal 1624) e san Filippo Neri (dal 1688).
Se conoscete un’immagine che presenta qualcuna tra le caratteristiche descritte e volete scoprire se si tratta di sant’Emidio o no, lasciate un commento qui sotto oppure scriveteci (s.emidiomondo.info@gmail.com). Faremo del nostro meglio per aiutarvi a scoprire come stanno veramente le cose.
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nel 1747 avvenne un gemellaggio Ascoli- Fabriano per protezione terremoti. si cerca documentazione.