Città di Castello e (anche) sant’Emidio

La mattina di sabato 20 aprile 2013 gli abitanti di Città di Castello, antico e nobile capoluogo dell’alta Valtiberina umbra, hanno avvertito una scossa di terremoto che ha destato la loro legittima preoccupazione ma che (fortunatamente) non è stata di energia tale da causare danni. Nei due giorni seguenti è stata registrata una quarantina di scosse, tutte localizzate alcuni chilometri a est di Città di Castello e tutte di energia inferiore alla prima. Città di Castello ha una lunga e significativa storia sismica, che copre un periodo di oltre seicento anni e comprende diversi terremoti che causarono danni  gravi sia nel centro urbano sia nel territorio circostante.

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Madonna delle Grazie

In materia di terremoti Città di Castello ha una patrona d’eccezione nella Vergine Maria, venerata sotto il titolo di Madonna delle Grazie nell’omonimo santuario cittadino. La storia della devozione dei tifernati (così si chiamano gli abitanti di Città di Castello) per questa immagine mariana è scandita dalle date dei terremoti in occasione dei quali essi fecero ricorso al suo patrocinio. La decisione di eleggere la Madonna delle Grazie a patrona principale di Città di Castello fu presa in seguito al terremoto cagliese del 1781. La consuetudine di invocare la Madonna delle Grazie in caso di terremoto era però molto più antica, come suggerisce la data (2 febbraio) di una delle poche occasioni in cui l’immagine – normalmente non visibile – viene esposta alla venerazione dei fedeli. Il 2 febbraio è infatti l’anniversario di uno dei principali terremoti che nel 1703 funestarono l’Italia centrale. L’evento del 2 febbraio fu devastante all’Aquila: la data della cerimonia commemorativa di Città di Castello ci suggerisce che nella località umbra esso abbia causato solo apprensione.

S. Maria Maggiore

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Foto di G. Monachesi (2013)

La devozione per sant’Emidio è invece relativamente recente a Città di Castello. Con ogni probabilità essa fu introdotta dopo il  forte terremoto locale del 30 settembre 1789.

E’ infatti solo nella prima metà dell’Ottocento che Giovan Maria Muzi, vescovo e storico di Città di Castello, menziona «l’altare di s. Emidio dipinto da d[on] Antonio Illuminati» nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Non sappiamo che fine abbia fatto l’altare in questione; attualmente la chiesa di Santa Maria Maggiore ospita un’immagine di sant’Emidio dipinta ad affresco nel 1953 da Nemo Sarteanesi, illustre artista altotiberino del Novecento.

Due immagini © CEMIR Provincia di Perugia http://www.pprg.infoteca.it/

Bibliografia
V. Castelli, 2002. Il terremoto del 1789 a Città di Castello: ricostruzione dell’impatto e della distribuzione dei danni a partire da documenti inediti. Ingegneria Sismica, 1, 78- 85.
V. Castelli, 2011. Per non dimenticare. Un censimento di rituali sismici collettivi in Italia. In: G. Silei (ed.) Ambiente, rischio sismico e prevenzione nella storia d’Italia, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma, http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/7359/1/Castelli_2011_riti.pdf.
M. Locati, R. Camassi e M. Stucchi (edd.), 2011. DBMI11, the 2011 version of the Italian Macroseismic Database.  Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11.
G.M. Muzi, 1844-1845. Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello, ivi.
 
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