Sant’Emidio a Cingoli

«Ieri sono stato a Cingoli e siccome avevo visto nel vostro sito che lì ci sono tracce del culto emidiano, […] ho chiesto ad una guida che si trovava nella chiesa di San Filippo Neri. Non ne sapeva nulla e mi ha detto di chiedere all’ufficio informazioni, ma lì non sapevano nemmeno chi fosse sant’Emidio. Ora vorrei soddisfare una mia curiosità: dove avrei potuto trovare queste tracce a Cingoli?».

E’ un messaggio che abbiamo ricevuto una quindicina di giorni fa e che ci ha fatto molto piacere, non solo perché prova che  questo sito, pian pianino, sta diventando un punto di riferimento per chi si interessa di sant’Emidio, ma soprattutto perché ci ha ricordato che era ora di dire due parole su Cingoli (MC), piccola ma antichissima città nota come il balcone delle Marche, patria di Papa Pio VIII e caratterizzata da una storia sismica piuttosto significativa.

La presenza del culto di sant’Emidio a Cingoli è documentata a Cingoli fin dal 28 gennaio 1747, giorno in cui le autorità municipali decisero di «eleggere […] comprotettore il glorioso sant’Emidio acciò implori da Sua Divina Maestà la grazia, che ci liberi dal flagello del tremoto». Da circa un mese si andavano avvertendo a Cingoli «frequenti e gagliarde scosse» (provenienti dall’area di Gualdo Tadino) che tenevano in apprensione la cittadinanza memore dei danni assai gravi subiti pochi anni prima a seguito del forte terremoto fabrianese del 1741.  In effetti non si può escludere che  il culto di sant’Emidio fosse già stato introdotto a Cingoli, per iniziativa privata, proprio in seguito al terremoto del 1741 e che la disposizione municipale del gennaio 1747 non abbia fatto che rendere ufficiale una consuetudine che già esisteva.
Non sappiamo quali siano stati gli sviluppi successivi del culto di sant’Emidio a Cingoli ma abbiamo trovato un’attestazione indiretta della sua vitalità nella bella chiesa romana di San Marcello al Corso. Qui, nella terza cappella laterale destra, si può ammirare una magnifica grata in ferro battuto «traforato tutto e fatto di commesso», realizzata (secondo quanto ci narra l’architetto-scrittore Francesco Gasparoni in uno scritto del 1841) da mastro Emidio Pelagaggi,  fabbro a Roma in Via degli Avignonesi ma originario, per l’appunto, di Cingoli. Il nome di battesimo dell’artefice cingolano è una traccia del perdurare della devozione per sant’Emidio – o almeno della consapevolezza della sua esistenza – a Cingoli ancora nella prima metà dell’Ottocento.
Ai giorni nostri, invece (come ci conferma l’esperienza del nostro corrispondente) sembra proprio che a Cingoli nessuno si ricordi più di sant’Emidio. Ciò che finora non siamo riusciti ad accertare è se in qualche chiesa o in qualche museo di Cingoli ci sia ancora un’immagine di sant’Emidio che aspetta di essere riscoperta. Ma chissà? Forse qualche cingolano appassionato di storia leggerà queste righe e deciderà di partecipare alla nostra ricerca.

Bibliografia
Archivio di Stato di Macerata, Comune di Cingoli, Riformanze, 1744-1747 (28 gennaio 1747).
F. Gasparoni,  1841. L’architetto girovago. Opera piacevole e istruttiva, Roma, Tipografia Menicanti.
M. Locati, R. Camassi e M. Stucchi (edd.), 2011. DBMI11, the 2011 version of the Italian Macroseismic Database.  Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11
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