La gita organizzata sabato 25 ottobre 2014 dall’associazione «Sant’Emidio nel mondo» aveva lo scopo di far conoscere ai soci tre storiche località dell’alta valle del Tevere, al confine tra Umbria e Toscana, dove la devozione per nostro Patrono arrivò in seguito a due gravi terremoti di fine Settecento.
In primis ci fu il cosiddetto terremoto di Cagli del 3 giugno 1781, che fece in tutto ben 350 morti, per lo più nelle chiese, perché avvenne la domenica di Pentecoste, verso le 7.30 del mattino, quando la gente si trovava a Messa. Otto anni dopo, il 30 settembre 1789, mentre l’Europa “tremava” sotto la scossa della Rivoluzione Francese, l’alta Valtiberina fu interessata da un nuovo terremoto: un vero e proprio terremoto “di confine” perché coinvolse i territori e (per la richiesta di soccorsi) le amministrazioni dei due distinti governi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana.
Il primo sito visitato è stato Città di Castello (Umbria), dove nella chiesa di Santa Maria Maggiore c’è un moderno sant’Emidio affrescato nel 1953 dal pittore Nemo Sarteanesi, illustre artista alto tiberino del ‘900.Nell’occasione si è visitato il vicino Palazzo Vitelli alla Cannoniera per ammirare gli affreschi realizzati da Cola dell’Amatrice negli anni ’40 del Cinquecento, su commissione di Alessandro Vitelli.

Pala Baronci (dettaglio)
Nella Pinacoteca Civica ospitata nel Palazzo è stato possibile osservare un dipinto eseguito da Ermenegildo Costantini nel 1791 che è la copia della Pala Baronci dipinta da Raffaello per la Cappella di Andrea Baronci nella chiesa di S. Agostino. Quando Città di Castello venne colpita dal sisma del 1789, il dipinto fu parzialmente rovinato e si decise di farne una copia prima di tagliare le parti ancora integre che furono portate a Roma dove rimasero nelle Collezioni Vaticane fino al 1849. Oggi i frammenti si trovano dispersi in vari musei del mondo, tra cui Louvre e Capodimonte. Lo stesso pittore Costantini fu testimone di un tragico evento nel corso del terremoto del 1781: quando ci fu la scossa era intento a dipingere la volta del Duomo di Città di Castello e un suo giovane collaboratore fu colpito a morte dal crollo parziale della volta.

Ad Anghiari con Mario
Attraversato il confine e fatto l’ingresso in Toscana, ad Anghiari, grazie alla cortesia di Mario Del Pia, collaboratore della Parrocchia di Anghiari, è stato possibile visitare la chiesa della Badia o di San Bartolomeo, che conserva, a destra dell’entrata, un altare dedicato a sant’Emidio con un dipinto di fine Settecento che rappresenta il santo nell’atto di proteggere la città durante un terremoto, La pala si trovava nella chiesa di S. Maria delle Grazie e fu trasferita nella Badia attorno al 1943.

Banchetto al castello
Dopo il pranzo nel vicino Castello di Sorci, il gruppo ascolano si è recato a Sansepolcro visitando il Museo Civico e la vicina chiesa di Santa Maria delle Grazie che raccoglie diverse memorie relative a terremoti che hanno colpito Sansepolcro nel corso dei secoli: secondo la tradizione, l’immagine della Madonna sull’altare principale, dipinta nel 1555 da Raffaellino del Colle, ha le mani aperte per proteggere gli abitanti durante il terremoto del 1558. A destra dell’altare maggiore si trova la statua di sant’Emidio realizzata in stucco alla fine del Settecento, insieme a quella di san Biagio che si trova a sinistra dell’altare. Sulle pareti esterne della chiesa due lapidi commemorano lo scampato pericolo dai terremoti del 1694 e 1917.
(testo e foto di Franco Laganà)